Il segreto
“Il segreto è molto più di un avere. È una dimensione essenziale dell’essere, poiché permette al cuore di fortificarsi, di dare accoglienza a quel ‘foro interiore’ che nessuno può violare”
Anne Dufourmantelle, Elogio del rischio
Cosa significa avere un segreto? Che rapporto intercorre tra verità e segreto?
Nella nostra società dichiaratamente incline all’inflazione ermetica che cosa può significare custodire un segreto? Oggi siamo più che mai guidati dall’idea di esporci ad ogni costo, infrangendo quella barriera che delimita il privato dal pubblico. L’esigenza collettiva è quella di mettere in scena ogni frammento della propria vita: la gita fuori porta di famiglia, il piatto succulento del ristorante, il sorriso dei nostri figli, l’outfit dedicato del giorno. Esiste ormai l’imperante desiderio di esibire le proprie scelte, le proprie trasformazioni, i propri desideri. Ma quanto costa all’anima quest’estroversione? Forse la tentazione di espellere sta assumendo i tratti di una compulsione, dove non esiste più pathos né tantomeno tensione tra la parte di noi che vorrebbe trattenere qualcosa e quella che invece non resiste al bisogno di condividerla. Quali tragiche conseguenze si sono determinate a fronte di questo irresistibile impulso: amicizie o amori traditi da un’immagine che -a tradimento appunto – ha smascherato una verità inaccettabile. Dottore, le posso far vedere questa foto? Che cosa ne pensa? Vede quel che vedo io?
l termine segreto deriva dal latino secretus participio passato di secernere ovvero separare, appartare. L’etimologia rinvia alla necessità di occultare, nascondere, circoscrivere a pochi, ma anche di custodire, preservare e proteggere.
Il linguaggio alchemico era per definizione segreto perché conteneva l’esigenza di custodire una verità simbolica che poteva essere conosciuta solo da chi possedeva l’arte paziente della ricerca. Gli alchimisti amavano scrivere e desideravano essere letti, ma preferivano non essere capiti. Questo perché l’alchimia è Arte Sacra, è il Segreto dei Segreti, e come tale va protetta dai curiosi, dai non iniziati.
Saper custodire un segreto predispone alla crescita e alla possibilità di pensare e al contempo elude la tentazione di espellere ciò che riteniamo impensabile.
Come ricorda Recalcati: “Nel tempo in cui tramonta la Legge che punisce e castiga inesorabilmente, il compito primo – il più alto e il più difficile – dei genitori è quello di avere fede nel segreto incomprensibile del figlio e nel suo splendore”.
Ogni individuo ha un’area inaccessibile che definisce il proprio spazio di crescita dove si struttura il desiderio e si snodano le intemperanze dell’anima che vuole aprirsi all’incontro con la vita.
L’anima vuole il segreto perché avvicina alle profondità dell’abisso misterioso che ci abita.
Scrive Jung: “Per decine di anni, quando avevo l’impressione che il mio comportamento emotivo fosse turbato, e che si fosse costellato qualcosa nell’inconscio, ho sempre chiesto aiuto all’Anima. “Che cosa stai escogitando?” le dicevo. “Che cosa vedi? Mi piacerebbe saperlo”. Dopo qualche resistenza, l’Anima produceva sempre un’immagine. Una volta che l’immagine si era formata, l’inquietudine o il senso di oppressione svanivano. Tutta l’energia di queste emozioni veniva trasformata in interesse e curiosità per quell’immagine. E parlavo con l’Anima delle immagini che lei mi comunicava”. Nell’intimo segreto di noi stessi abitano le immagini ed è a loro che ci rivolgiamo quando non sappiamo dove andare e quando il senso delle cose ci sfugge. Coltivare il segreto significa custodire questa prodigiosa opportunità di incontro.
Tuttavia, va detto, esistono anche segreti imposti che hanno la forza di imprigionare la fragile identità dell’Io entro mostruosi legami che inibiscono la crescita dell’individuo, come accade spesso nei casi di abuso e di violenza. In queste situazioni è importante innanzitutto riconoscerne la necessità e l’intensità del vincolo, per arrivare poi a sostituire a quell’appartenenza incestuosa e mortifera un’opportunità altra di contenimento, un nuovo temenos – accogliente, caldo e amorevole – in cui potranno forse germogliare nuove possibilità di vita.
“…Credo nella mano che non si presta,
credo nella carriera spezzata,
credo nel lavoro di molti anni sprecato.
Credo nel segreto portato nella tomba.
Queste parole mi veleggiano sopra le regole.
Non cercano appoggio negli esempi.
La mia fede è forte, cieca e senza fondamento”
Wislawa Szymborska, Scoperta