La cura dell’ombra
“La cura dell’Ombra, da una parte è un problema morale, cioè il riconoscimento di quello che abbiamo rimosso (…) Da un’altra parte, la cura dell’Ombra è un problema d’amore. Fino a che punto il nostro amore si estende alle parti di noi disturbate e rovinate, quelle ripugnanti e perverse? Quanta carità e compassione abbiamo per le nostre debolezze e le nostre malattie? Fino a che punto siamo in grado di costruire una società interiore sul principio dell’amore, accordando un posto a ogni sua parte?”
James Hillman
Com’è difficile amarsi davvero, accettando tutto di noi stessi, compresa l’Ombra, dove siamo inferiori e così socialmente inaccettabili. Dedicarsi alla cura di questa parte è un compito ingrato, spesso umiliante eppure indispensabile per il proprio benessere e per quello dell’intera collettività. Il paradosso a cui siamo esposti è quello di riconoscere la gravosità e l’intollerabilità di queste parti e dall’altro accettarle amorevolmente.
L’uomo che sa confrontarsi con la propria Ombra dice Jung: «… diviene un grave compito per sé stesso, perché non può più dire che gli altri fanno questo o quello, che essi sono in errore, che contro di loro bisogna lottare. Chi sia giunto a tanto vive nel raccoglimento interiore; sa che i difetti del mondo sono anche difetti suoi; e pur che impari a dominare la sua Ombra, ha fatto qualcosa di reale per il mondo. È riuscito a risolvere almeno una minima parte dei giganteschi problemi irrisolti dei nostri giorni».
Chi sa affrontare la propria Ombra si prende la responsabilità di ciò che è. Integrando l’Ombra, l’individuo sviluppa un’etica interiore, che non può prescindere dalla propria singolarità, uscendo da un moralismo collettivo e assumendosi l’onere dei propri limiti e delle proprie azioni.